Il primo nucleo delle Figlie del Cuore Immacolato di Maria si è formato in tempo di guerra nel 1943, a San Salvatore (Varese).

Suor Maria Liliana ToselliSuor Maria Liliana, la Fondatrice, quando la sua famiglia si recò a Lugano per vivere accanto ai due figli fuggiti in Svizzera per non combattere, accettò l’invito del Parroco di San Salvatore e lì si trasferì insieme a suor Maria Paola (Pierina Cavadini) desiderosa di condividere la vita religiosa.

Presto si unirono a loro giovani desiderose di consacrare la loro vita al Signore secondo il carisma della nascente comunità: apostolato e pastorale parrocchiale. Guida e loro consigliere fu, inizialmente, padre Umberto Biagioni, Rosminiano.

A San Salvatore vissero in una baracca con enormi disagi e privazioni. Organizzarono le prime attività: asilo, oratorio festivo, laboratorio per le giovani. Lì rimasero fino al 1946. Nello stesso anno suor Maria Liliana fu invitata dall’Arcivescovo di Siracusa, Mons. Baranzini, a lavorare nella sua diocesi per prendere in cura i rifugiati del Campo Profughi i quali, sotto l’aspetto morale, versavano in condizioni preoccupanti. Fu a causa dell’ambiente in cui le giovani lavoravano che l’Ordinario concesse loro di indossare l’abito religioso che indicasse il loro stato di consacrate. 

Rimasero al Campo Profughi circa cinque anni, cioè fino alla sua chiusura, assumendo la direzione della scuola, organizzando l’assistenza morale e orientando i responsabili laici nella gestione del campo.
Nel frattempo suor Maria Liliana fu invitata ad offrire la sua collaborazione per varie Settimane della Giovane e Settimane Sociali in tutta la Provincia. La richiesta da parte di altre giovani di condividere l’esperienza delle prima, indusse suor Maria Liliana ad iniziare una attività a Carlentini (Siracusa) dove organizzò una Scuola Materna per un centinaio di bambini, un laboratorio - tanto necessario nel periodo post-bellico- per una quarantina di ragazze, l’assistenza ai poveri e una colonia estiva.

Nel 1948, in seguito all’invito di Mons. Oldani, la comunità aprì una casa a Caidate (Varese) per l’assistenza in Parrocchia e una Scuola Materna.

Nel 1951, la comunità aprì la casa di Roma - Torre Gaia (Parva Domus Mariae) che, in seguito all’approvazione dell’Associazione come Pia Unione da parte del Card. Vicario, fu eretta a Casa Madre e Casa di Formazione.

Nel 1958 iniziò una ricca esperienza di lavoro missionario in tutta la Sicilia: la diffusione del messaggio mariano su richiesta dell'allora arcivescoco di Siracusa. L'attività traeva spunto dal miracolo della lacrimazione di un quadretto del Cuore Immacolato di Maria a Siracusa. Le religiose prestarono la loro opera per anni presso il Santuario e il Comitato della Madonna delle Lacrime.

Nel 1959, grazie alla generosa donazione della famiglia Toselli, si aprì la casa di Milano (Scuola Materna Francesco Toselli) in concomitanza con l’erezione della nuova parrocchia “Santa Maria Liberatrice”. Per anni il centro funzionò come Oratorio Femminile e con l’attività, tuttora esistente di Scuola Materna.

Nel 1967 la Pia Unione venne chiamata dal Vescovo di Baurù (Brasile) mons. Zioni, per prendersi cura di una parrocchia rurale senza sacerdote, a Lucianopolis. Si trattava, all’epoca, di una iniziativa pastorale assolutamente nuova al punto di darne notizia in televisione e nei quotidiani. In seguito a questa esperienza trasmessa in Italia, alla Famiglia religiosa si aggregò un gruppo di giovani, prima a Milano e poi a Roma. Durante una udienza generale, il 31 dicembre 1968, Sua Santità Paolo VI suggerì lo spirito che avrebbe dovuto animare i giovani missionari e tracciò un programma di vita dando loro il nome: Araldi.

Nel 1969, in seguito a un ritiro spirituale a Fai della Paganella (Trento) i giovane del Gruppo si unirono ufficialmente alla Comunità delle religiose facendo una promessa di carità e unità, con la quale implicitamente si impegnavano all’obbedienza alle autorità religiose. Ad unirli non erano tanto interessi e attività comuni, quanto una forte spiritualità trasmessa dalla fondatrice secondo una unica espressione: “Lascia che Io (Dio) agisca in te”. Ella, per anni, comunicò tale spiritualità attraverso l'ascolto e la meditazione del Vangelo, la preghiera e i suoi scritti, tra cui: La Mia Via; Suore senza Convento; Un balzo nel Divino; ecc. Tra i giovani di ambo i sessi ve n’erano alcuni che aspiravano alla vita religiosa, altri che si sentivano chiamati a formare una famiglia. Il desiderio di non separarsi e di vivere in comune l’unica spiritualità, la missione e la vita quotidiana si potè concretizzare costituendo una unica “Famiglia” religiosa che riunisse le tre vocazioni.

Nel 1972 alcuni membri iniziarono gli studi filosofico-teologici nella Pontificia Università Lateranense in preparazione al sacerdozio o in vista della missione.

Nel 1975, la vita della piccola comunità, che riuniva religiose, aspiranti al sacedozio e laici, incominciò in una casa a Roma, appositamente predisposta a questo fine, con la presenza del Santissimo Sacramento custodito in una cappella comune. Le autorità religiose, in particolare il Vescovo ausiliare di Roma Mons. Terrinoni, il parroco e il Vicario episcopale per la vita religiosa accompagnarono con paterna sollecitudine questa recente vita consacrata, fino ad allora considerata una novità nella Chiesa post-conciliare. Grazie a quella iniziale esperienza comunitaria, nella quale i membri della Pia unione scoprivano la ricchezza umana e spirituale della vita fraterna, nella carità e nella preghiera, al servizio della Chiesa e per la gloria di Dio, ogni membro matura la propria vocazione. La comunità ha il suo carisma proprio, ovvero la testimonianza del “mistero della Chiesa” che San Paolo riassume con queste parole: “Cristo in voi” ((Col 1,27). La vita comunitaria vissuta con uno stile familiare ed evangelico è lo strumento fondamentale per la proposta della “buona notizia” (il “Vangelo”) alle persone che cercano Dio e il senso della propria vita. Il carisma è manifestato attraverso l’unità. È una unità che si rivela nei diversi stati di vita senza separazioni, associati come sono per un unico desiderio di consacrazione. 

Allo stato attuale l’Associazione ha consolidato la propria presenza e azione in divese Diocesi, approfondendo e consolidando il proprio carisma. Fa una proposta di vita in un contesto sociale che tende a isolare le persone e rende sempre più difficile la convivenza. Durante l’ultima Cena Gesù manifestò quale fosse il segno che avrebbe qualificato e reso credibile il Vengelo: “Da questo sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35).