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Creche - L’esperienza di vita missionaria nell’interiore dello Stato di San Paolo entusiasmò a tal punto le prime suore che decisero di aprire una casa anche nella capitale dello Stato, San Paolo, città dalle innumerevoli prospettive e necessità. Fu così che le sorelle si presentarno al Cardinale Arcivescovo della città, dom Agnelo Rossi, che manifestò tutta la sua simpatia per quella piccola, nuova comunità.

Suor Maria Liliana gli presentò il suo programma di lavoro nella città di San Paolo e in tutto il Brasile, programma basato essenzialmente sulla diffusione del Vangelo tra quanti non lo conoscevano. Si trattava di un lavoro radicale di catechesi e di primo annuncio che doveva attingere le persone che la normale pastorale parrocchiale non riesce a raggiungere. L’idea, a quell’epoca, precedeva quella che oggi è una radicata convinzione: andare là dove sono le persone che non si avvicinano alla Chiesa. Questo fu sempre l’obiettivo che animava le suore: far conoscere il Vangelo e dimostrare con la loro vita che la fraternità e la libertà proposte dal Vangelo sono possibili.

Così, con la benedizione e l’incoraggiamento dell’Arcivescovo, le religiose acquistarono una casetta per la piccola comunità a San Paolo, nel rione Sumaré.
A partire da qel momento ci fu un’infaticabile sforzo affinché potesse essere raggiunto l’obiettivo di far giungere il Vangelo in tutti gli ambienti, principalmente agli immigrati provenienti dal nord del Paese alla ricerca di lavoro. Si trattava in primo luogo di aiutarli a non perdere la loro identità, i loro valori che sembrano svanire quando si muta radicalmente l’ambiente e si vive nell’angoscia per la sopravvivenza.
Si cominciarono così a formare i primi gruppi di riflessione dove le persone - molto spesso dissociate dall’ambiente per aver perso la propria identità – potessero incontrarsi, parlare, collegare il Vangelo alla loro vita. Si noti che quest tipo di esperienza che oggi è parte integrante della nostra pastorale, in quel tempo non era neppure pensato quale forma di evangelizzazione già che la pratica dei Sacramenti rappresentava la visione ecclesiale dominante.

Una delle prime misure che furono prese fu procurare una edizione di Vangelo che rispondesse alle esigenze catechetico-pastorali giacché all’epoca non esistevano tali strumenti per le persone semplici che desiderassero avvicinarsi maggiormente al Vangelo. Riunendosi per la lettura e riflessione del Vangelo le persone finivano per ritrovare anche i valori delle relazioni umane, dell’amicizia, della positività di fronte a un ambiente sconosciuto che in qualche modo si imponeva sulla fragilità degli immigrati.

Dopo un’indagine realizzata nella nostra regione, l’esigenza che è stata percepita come prioritaria fu quella di avere un luogo ove accogliere bambini in situazioni difficili. Questo avrebbe permesso alle madri di cercare un lavoro, di diminuire la frequenza dei bambini nelle strade con conseguenti pericoli di incidenti e di offrire migliori condizioni nel rispetto e per lo sviluppo della dignità umana, base per qualsiasi tipo di incontro con Dio. Fu così che, con l’aiuto e la collaborazione di persone del rione, che dedicarono e continuano a dedicare i loro sforzi per sostenere l’opera, fu eretto un centro di accoglienza: la creche “Madonna di Fatima”. E’ un centro che ha lo scopo di educare i bambini e le loro famiglie.

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